





Il gruppo di locomotive FS E.636 ha terminato la sua lunga carriera, dopo un servizio protrattosi per oltre 60 anni, a far data dal mese di Maggio 2006 quando anche le ultime unità superstiti sono state dismesse, facendo si che un’epoca si sia chiusa in maniera definitiva e lasciando un indelebile ricordo nei cuori di tutti coloro che hanno amato questa locomotiva, vera e propria pietra miliare nella storia della trazione ferroviaria italiana.

In questo sito troverete notizie sulla storia, l’evoluzione, l’utilizzo, le modifiche, i dettagli tecnici e tutte quelle piccolezze che solo un grande appassionato può comprendere ed andare alla loro ricerca, senza accontentarsi di sommarie descrizioni che trascurano del tutto i particolari, insomma tutto quanto ha reso indimenticabile questa locomotiva che per anni ha sfrecciato in lungo ed in largo per la nostra penisola, costituendo un caposaldo del trasporto ferroviario italiano e facendo da battistrada per lo sviluppo di nuovi modelli di locomotiva che sono stati (E.646/E.645, anche loro radiate da diversi anni) e tuttora vengono impiegati lungo l’intera rete ferroviaria italiana (E.656/E.655, in fase di accantonamento e demolizione).
Gli accantonamenti di queste unità, dapprima iniziati per la presenza di amianto, proseguivano inesorabilmente qualora la E.636 presentasse guasti elettrici e/o meccanici ritenuti troppo onerosi per una riparazione, o più semplicemente quando il rotabile scadeva di revisione oppure a seguito di incidenti, per cui la macchina veniva destinata ad essere svuotata dal suo contenuto (cannibalizzazione) allo scopo di ricavare ricambi utilizzabili per altre unità dello stesso gruppo o compatibili, per poi sostare su un binario in attesa che la fiamma ossidrica e le cesoie idrauliche facessero il resto. Questo fu l’inevitabile destino verso il quale le locomotive E.636 sono andate incontro, forti comunque di un’esperienza pluridecennale che le terrà per sempre nei cuori degli appassionati del trasporto ferroviario italiano di vecchio stile.


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